È bene sottolineare con poche parole la grandezza del testo della Passione secondo San Luca. Questi non si sofferma sulle atrocità che ha dovuto subire Gesù, anche se è l’unico a parlare del sudore con gocce di sangue, ma fa risaltare quanto la Passione del Signore sia una epifania della misericordia divina. In questo grande testo facciamo nostra qualche frase. Cominciamo con lo sguardo di Gesù verso Pietro. Pietro ha pianto amaramente, non di vergogna, ma perché in quello sguardo ha visto quanto il Maestro l’amava. Non l’ha guardato con collera o rimprovero: ma ha preso su di sé tutto il peccato del mondo, compresa la debolezza di Pietro. Anche se trascinato come un colpevole, da un potente all’altro e condannato come uno dei peggiori malfattori, Gesù ha tanto amato i suoi nemici, Pilato ed Erode, da far fare fra loro la pace. Si sono ritrovati, a sue spese, dopo una inimicizia astiosa; ma quell’inimicizia che poteva essere pericolosa per il popolo, è diventata amicizia. Anche le donne, che piangevano incontrandolo, hanno saputo che non voleva piangessero su di lui. Ha subito tutto per noi, non ha subito nulla involontariamente. Si è affrettato a rimandare le donne al loro destino, era urgente che si preparassero a giorni pieni di angoscia e di dolore. In modo particolare Luca ci dona quel bel passo della conversione del ladrone ; gli altri Vangeli dicono che entrambi insultavano Gesù, con una rabbia dovuta a una terribile sofferenza che si scatena sul primo venuto, il più debole. Ma lo sguardo, il silenzio e le parole di Gesù sono tali che hanno toccato i cuori più induriti: il bandito riconosce la sua miseria e riceve una immensa Misericordia. Qualcosa di una portata inaudita: “oggi sarai con me in Paradiso”. Una parola che apre il nostro cuore alla Speranza. La Passione di Gesù è una passione d’amore, un dono grazie al quale il nostro Dio prende nella sua mano, insieme al dono che Gesù fa di sé nelle sue ultime parole, tutte le nostre passioni, tutte le nostre ferite e la nostra cattiveria, e distrugge tutto inchiodandolo sulla croce. Vivremo questa settimana con gli occhi fissi su di lui, avanzando come Simone di Cirene attaccandoci alla Croce e cercando di aiutare Gesù a portarla. Sapendo che la Croce è l’amore con cui anche noi ci doniamo al Padre per i fratelli. Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione. Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». (…) Il cammino sinodale è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che valorizzano i talenti di ciascuno. È l’occasione per diventare missionari del Vangelo, liberi e trasparenti senza trasformare il momento dell’incontro in pulpito per posizioni personali nel tentativo di promuovere a maggioranza una visione particolare. È questo il tempo per dialogare senza paura con chi ha idee diverse, per pensare una catechesi centrata sul kerygma e per rilanciare un servizio ai poveri dove tutta la comunità è coinvolta. Il metodo – incontro/ ascolto – si lega inscindibilmente con lo scopo: chiesa sinodale come stile di azione. Le resistenze al percorso – non voler cambiare nulla con gli altri pensando e sperando che il cambiamento avvenga solo con le mie idee, confondere e ridurre l’ascolto per confermare le nostre convinzioni – manifestano la necessità di aprirsi al cammino sinodale. La strada si fonda su quattro coordinate affinché metodo e scopo non diventino manifesto elettorale. Spirito Santo, preghiera, amore comunitario ed Eucaristia: senza questi quattro elementi la Chiesa è uguale ad una CdA che ragiona su logiche di mercato tentando di individuare dove vendere meglio il suo prodotto. La Chiesa non nasce per queste cose, non cresce per proselitismo ma per attrazione. E chi muove l’attrazione? Lo Spirito santo. Se viene a mancare lo Spirito nel nostro percorso, avremo sicuramente occupato il tempo con belle riunioni offrendo stimoli importanti per la riflessione come un gruppo di amici con buone intenzioni. Ma lì non c’è la Chiesa, non c’è la sinodalità. La Chiesa è portatrice di un tesoro in vasi di creta. La creta è l’ascolto dell’altro: le molte voci impastate insieme diventano gli strumenti per annunciare il Risorto.