Nell’enciclica Fratelli Tutti (FT 32) Papa Francesco ricorda come la pandemia abbia suscitato la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Nessuno si salva da solo, ma unicamente insieme. In questo periodo abbiamo imparato a cercare maggiormente la collaborazione e l’aiuto reciproco. Il cammino sinodale potrebbe aprire lo scenario ad un ulteriore passaggio: dalla necessità alla convinzione di collaborare insieme come Chiesa e società. Il dialogo non è semplice perché richiede certamente perseveranza e pazienza, ma questo strumento permette la comprensione reciproca. Una Chiesa sinodale è consapevole di dover imparare a camminare insieme con tutti, stare con la gente, anche con chi non si riconosce in essa, con chi appartiene ad altre fedi, con chi non crede. Le nostre parrocchie sono invitate a crescere nella fraternità, ovvero a dialogare maggiormente nell’agire pastorale: non più una parrocchia che pensa da sola a tutto, ma più parrocchie che insieme si sostengono nell’annuncio del Vangelo. Non si uniscono le povertà, ma si condividono le ricchezze presenti nella comunità per sprigionare meglio la gioia del Vangelo. È bello sognare le nostre realtà che condividono catechisti, operatori caritas, animatori per ragazzi e giovani, equipe per la liturgia, forme di volontario e sostegno ai fragili, gruppi di confronto con le amministrazioni locali ed istituzioni. “Sonho que se sonha só è só um sonho. Sonho que se sonha junto è realidade! Queste parole di un famoso canto popolare in Brasile intercettano felicemente il sesto nucleo tematico del percorso sinodale: un sogno sognato da soli resta soltanto un sogno, ciò che si sogna insieme diventa realtà! Perché, dunque, non sognare insieme?