La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno (18-25 gennaio) ha proposto di
rispecchiarsi nell’esperienza dei Magi venuti dall’Oriente per adorare il Signore: “In oriente abbiamo
visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per adorarlo” (Mt 2,2). Francesco ricorda che tutti i
cristiani, nella diversità delle confessioni religiose e tradizioni, sono pellegrini in cammino verso la
piena unità tenendo lo sguardo fisso su Gesù. L’invito a guardare verso la stella delinea la speranza
per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno: a Cuba durante l’incontro con Kirill, il Patriarca
ortodosso di Mosca, Francesco ricorda che essere cristiani ci impegna nella lotta alla povertà e ci
unisce contro tutte le forme di violenza verso i più piccoli ed indifesi (2016). La carta di Abu Dhabi
per la fraternità umana allarga il desiderio di fratellanza a tutti i figli di Abramo (2019). Il dialogo tra
cristiani di diversa confessione, uniti dall’unico battesimo, ha un posto particolare nel cammino
sinodale. La presenza di persone di diversa nazionalità in mezzo a noi, il nostro stesso viaggiare in
altri Paesi ci mette in contatto con culture, tradizioni, esperienze di vita differenti dalle nostre. Si
conoscono le comunità religiose presenti sul territorio? Quali rapporti si intrattengono con loro? Alle
volte si rischia un incontro frettoloso in paese senza creare nessun tipo di legame. Il Sinodo può
diventare l’occasione propizia per non essere più estranei gli uni per gli altri, non essere più
indifferenti: la chiesa vuole aprirsi a quanto lo Spirito ci suggerisce nell’incontro. Più che un
obbiettivo da raggiungere, si intende imprimere uno stile nuovo: il desiderio di camminare realmente
con tutti. Amare Dio per incontrare i fratelli